domenica 4 novembre 2007

Onestà intellettuale

L'anno scorso, per alcuni mesi, ha vissuto con noi un'amica rumena. Laurea in economia (non riconosciuta in Italia) ha fatto per anni la badante in casa di un noto politico di alcuni anni fa. Al momento lavora - tra alti e bassi - negli alberghi più esclusivi d'Italia, come governante. Una donna che ha sempre combattuto per avere il suo permesso di soggiorno, ed essere in regola con la legge italiana. Rispettosa e precisa. Un modello di onestà per molti dei suoi connazionali. Non potrò mai dimenticare le sue parole: "Quando sento che ci sono dei rumeni, evito di parlare e faccio finta di non capire. Ho paura perché non sai mai chi hai davanti". Una donna spaventata dai suoi connazionali. D'altronde, più di cento anni fà, a New York, quanti italiani facevano finta di non essere italiani, pur di non avere rapporti con la loro stessa comunità?
Un dato che fa riflettere: dal gennaio 2007 in Romania sono calati i crimini del 60%. Il governo rumeno non controlla in uscita, e permette a tutti - cosa vietata dalla CE - di muoversi liberamente. Per legge la libera circolazione di uomini all'interno della CE è limitata ai soggetti che non abbiano subito procedimenti penali, quindi non socialmente pericolosi. La Romania risparmia l'onere su sicurezza e carceri, delegando tutto all'Europa.
Ovviamente la criminalità in Italia è composta in numero minore da delinquenti extracomunitari, però è vero che tra loro la percentuale più alta consiste in rumeni.
Il problema esiste, e non va sottovalutato. Non è problema etnico, ma di scelte politiche: la Romania la sua scelta l'ha fatta, e l'Italia sta subendo in modo massiccio il peso di tali scelte! Vergogna!

1 commento:

Gianluca Gioia ha detto...

Scusate la lunghezza...
ma lo scaricabarile del Governo e delle Istituzioni sul caso 'Tor di Quinto' mi fa veramente incazzare.

Se ci fosse un campionato mondiale per i politici ‘scaricabarile’, gli italiani non avrebbero pari. In Italia, far ricadere la colpa su chi ha governato in precedenza, non è impegnativo, libera la coscienza e fa tendenza. I politici italiani, almeno in questo, sono imbattibili.
Non c’è scandalo o crisi di Governo, oppure allarme criminalità o emergenza sociale che non sia facilmente imputabile alle responsabilità dei predecessori. E non basta essere al timone di un’istituzione pubblica anche da molti anni, l’importante è che qualcuno abbia l’onere di potersi assumere suo malgrado ogni responsabilità, avendo ricoperto in passato lo stesso incarico.

“La grande responsabilità è del governo precedente”. Questa affermazione potrebbe essere di chiunque. Potrebbe avere mille padri. E’ un evergreen italiano del Dopoguerra. E’ un’affermazione bipartisan, politically correct e, sicuramente, indiscutibile. E’ liberatoria per chi la pronuncia e familiare per chi l’ascolta. Non ha bisogno di prescrizione medica e, infatti, non ha effetti collaterali. Anche se alla lunga può creare assuefazione. Potrebbe trovare posto sulle pareti di qualsiasi parlamento o sede istituzionale, un po’ come avviene nelle aule di tribunale dove si legge ‘La Legge è uguale per tutti’.
L’ultima volta è stata pronunciata pubblicamente dall’attuale presidente del Consiglio, Romano Prodi lo scorso 2 novembre, dopo l’efferato omicidio di una donna italiana alla stazione Tor di Quinto di Roma. Eclatante. Non era la prima volta che Prodi utilizzava questa precisa ‘parola d’ordine della politica’. E non sarà l’ultima. Così come Prodi non è stato il primo e non sarà l’ultimo presidente del Consiglio italiano a beneficiare di questa panacea. Gli effetti blandamente sedativi di questa precisa frase hanno permesso più volte anche a Silvio Berlusconi e ai suoi più stretti collaboratori, di uscire dal cul de sac e dall’imbarazzo.
Non esiste un registro o un copyright per scaricare le responsabilità sul precedente Governo. Non occorre un porto d’armi e non è di uso esclusivo dei presidenti del Consiglio. Possono concorrere ad accrescere il primato italiano di ‘scaricabarile’ anche i ministri, i governatori, i sindaci, i manager pubblici, i direttori di giornale, i presidenti di municipio, gli amministratori di condominio e chi detiene il banco a ‘Sette e mezzo’.
Memorabile l’uso magistrale del ‘salvacondotto tricolore’ da parte di uno dei recordman italiani: l’ex ministro del Tesoro, Giulio Tremonti. Oggi risulta ancora essere imbattuto, anche se l’attuale presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo ha buone possibilità per aggiudicarsi il primato, avendo dalla sua parte altri anni di governo davanti e già un notevole vantaggio sui diretti inseguitori.
“La grande responsabilità è del governo precedente”. Non passa giorno che questo ‘tana libera tutti’ non sia pronunciato di fronte a qualche microfono. Si potrebbe elaborare una statistica. Lo ‘scaricabarile’ in Italia viene evocato ogni 27 minuti, 365 giorni all’anno? Non fa una piega.
E’ un vizio profondo. Lo stesso che cogliamo nelle parole di Luca Cordero di Montezemolo ma anche nelle battute e nei discorsi di tanta gente comune. Ed è proprio questo vizio a impedire che le fonti di queste parole assumano una credibilità reale, qualcosa che vada oltre agli interessi che rappresentano. Quelli della ‘Casta’. Insomma, tutti sono convinti di aver fatto la propria parte, tutti hanno la coscienza tranquilla. E poi pontificano.
La mafia è la più grande ‘impresa’ italiana, l’euro ha dimezzato gli stipendi, i treni sono sempre in ritardo, i lavori stradali non finiscono mai, la Sanità è costosa e inefficiente, ma è sempre responsabilità di qualcun altro.
Possibile che qualcuno, o tutti contemporaneamente, non abbiano una briciola di 'colpa'? No, ciascuno rinvia agli 'altri' la propria parte di responsabilità ed è questo, proprio questo, a fare dei capi di partito, di sindacato, di categoria, etc. etc., dei leader incapaci di portare gli italiani lontano dai guai. Visto da fuori è fin troppo banale e stupisce davvero che nessuno sembri accorgersene, eppure la chiave perché il paese riparta sembra tutta in questa benedetta assunzione di responsabilità, di presa in carico in prima persona: serve cioè qualcuno che dica 'di tutto ciò anch'io son parte, come ciascuno di voi e da tutto ciò usciremo assieme'.

gianlucagioia@tin.it