lunedì 27 ottobre 2008

Good

Viggo Mortensen, alla festa del cinema di Roma, parla di Good, in cui un professore nella Germania degli anni Trenta diventa nazista. Cito le parole di Mortensen, tratte da un articolo sulle pagine del Corriere, che riguardano le dittature nella storia dell'uomo: «molti decidono semplicemente di votare il meno peggio, come può essere successo in Italia con Berlusconi, o nel mio Paese con Bush, spinti dalla paranoia e dalla paura. Ora chi l'ha fatto non può lamentarsi (...) I governi, buoni o cattivi, vogliono far pensare che quello che fa un individuo non conti, ma non è così. Ci sono sempre persone che trascorrono 24 ore al giorno a toglierci le nostre libertà personali. Se Barack Obama vennise eletto, gli andrà ricordato ogni giorno». Poi Mortersen ha affermato che per interpretare il ruolo del protagonista del film, un professore universitario collaborazionista, ha riflettuto «sul Brasile, l'Argentina, gli Usa negli ultimi otto anni e l'Italia sotto Berlusconi. Tutti i governi, qualunque sia la loro Costituzione, hanno come obiettivo primario la sopravvivenza, e il modo migliore per ottenerla è la vecchia regola del divide et impera. Sta ai cittadini chiedere qualcosa di diverso, perché ogni governo cercherà di schiacciare l'opposizione, creare un senso di sfiducia negli altri, puntando su temi come la sanità o accentuando la paranoia verso i propri vicini».

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